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venerdì 27 settembre 2013

Perchè investire sulle RINNOVABILI in Argentina? i 4 motivi da tenere in considerazione

Rinnovabili in Argentina, perché investire?


L'Argentina da sempre rappresenta una delle terre con maggiori disponibilità di materie prime al mondo.
Non solo per la presenza della catena andina che le attribuisce la possibilità di possedere giacimenti superiori a qualunque altro stato di minerali preziosi e necessari per l'industria ( il litio, il borato, l'uranio, vi dicono qualcosa?), ma anche per le dimensioni sconfinate del territorio.
La Patagonia argentina (così come quella cilena, speculare ad essa) non solo è un richiamo per centinaia di migliaia di turisti all'anno ma è anche sito di estrazione dell' oro nero.



Eppure l'Argentina è in deficit energetico, ed è un deficit veramente pesante, nonostante il greggio, nonostante la maestosa centrale idroelettrica di Yaciretá, condivisa con i vicini paraguaiani, nonostante la presenza della centrale nucleare dell' Atucha.
L'Argentina da alcuni lustri è protagonista di operazioni politiche in ambito energetico che la vedono come esportatrice di materia prima (necessaria per il funzionamento delle proprie industrie nazionali) ed importatrice (a caro prezzo) di energia dai paesi contigui.
Pare paradossale ma è così; la conseguenza è quella per la quale il governo in carica ha promesso di raggiungere un ambizioso traguardo per il 2016: l'8% dell'energia consumata nel paese avrà come origine fonti non fossili, dovrà quindi provenire da fonti rinnovabili.
Lo stabilisce una legge, la legge 26.190/06, con la quale la "presidenta" Kirchner ha fissato questo traguardo, spalleggiata dai suoi consulenti ambientali.
La Patagonia si sa, è da un punto di vista eolico, il non plus ultra per chi decide di investire sui parchi eolici, e la maggior parte delle zone pre andine ed andine sarebbero spot ideali per la costruzione di parchi fotovoltaici ( a breve cominceranno i lavori di costruzione di un parco fotovoltaico da 50 MW nella provincia di San Juan).

Di fronte a questi dati, al governo argentino non rimane che andare incontro alle imprese nazionali ed internazionali, che decidano di investire sull'industria dell'energia rinnovabile:

tramite ENARSA (l'equivalente argentino dell' ENEL) ha creato un programma energetico nazionale, denominato GENREN con il quale lo stato Argentino si compromette nei confronti delle imprese produttrici di energia rinnovabile, acquistando su rete di distribuzione nazionale l'energia appunto prodotta dai privati, in misura di 1000 MW, con contratti di quindici anni.



Ecco quindi che affiorano le possibilità per le imprese italiane:

1) Lo stato argentino tramite il progetto GENREN, sostanzializza dei contratti d'acquisto dei pacchetti d'energia a dei prezzi che vengono fissati e calmierati ciclicamente da ENARSA: attualmente lo stato acquista ai terzi , pagando circa 180 USD MWh

2) L'argentina, dopo il default del 2001 sta ricostruendo un'industria nazionale che almeno in base alle volontà dovrebbe rincorrere quella brasiliana.
Notoriamente non esiste l'impresa media in Argentina, mentre fioriscono le PYMES (piccole e medie imprese), e resistono le corazzate di sempre.
Le grandi imprese argentine sono altamente energivore, motivo per cui sono alla continua ricerca di fonti certe d'acquisto d'energia, dato che lo stato, specie in alcune zone non riesce a soddisfare la domanda di queste imprese.


3) L'Argentina per lunghissimo tempo ha avuto le bollette energetiche più basse di tutta l'America Latina.
Cristallizzate grazie a decreti, sono rimaste a livelli paradossali per anni, e solo nell'ultimo anno stanno risalendo.
La tendenza sarà quella di assestarsi sui livelli del continente americano; il risultato quale sarà?
Le grandi imprese sceglieranno evidentemente delle alternative per le quali possano sostenersi da sole, ricercando distributori di energia diversi dallo Stato.

4) Dato il numero da capogiro di imprese agroindustriali che fino a ieri gettavano letteralmente gli scarti industriali, sarebbe miope da parte loro ma anche da parte degli investitori, non intendere come già da ora gli scarti agroindustriali siano la materia prima per impianti biogas ad esempio, che consentano di razionalizzare la filiera, per giungere ad un auto sostentamento, e infine alla possibilità di cessione dell'energia prodotta alla rete nazionale.





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