Una volta per tutte spieghiamo cosa significa
internazionalizzazione, dato che è sempre più comune trovare questo concetto,
spesso utilizzato a sproposito.
Sembra difficile se non è inteso in una maniera
ampia:
una persona sola non può internazionalizzarsi, lo può fare
invece un’ impresa che, a scanso di equivoci, può essere formata anche da solo
una persona e che da persone è formata, cosa che troppo spesso viene
dimenticata.
Non portafogli, nemmeno conti in banca, ma persone.
Queste persone decidono un giorno o l’altro di dare un
rilievo diverso alla propria impresa che fino ad allora aveva solo operato in
Italia.
Internazionalizzare non significa quindi solo esportare dei
beni (o dei servizi) ma può significare qualcosa di meno immediato, qualcosa
che subito non balza all’occhio perché risalta a medio e lungo termine.
Queste persone cercano e trovano qualcuno che, come in un
puzzle, aveva bisogno di una figura complementare ma che non c’era tra le
opzioni locali.
Ed ecco che si giunge a una serie di incontri,
chiacchierate, formali ed informali e si giunge ad intendere quanto sarebbe
proficua un’ unione di intenti.
La vogliamo chiamare partnership?
Joint Venture?
Unione transitoria di imprese?
Poco cambia, è sempre internazionalizzazione.
In questo modo queste persone concludono che una parte della
produzione viene effettuata all’estero, senza dover chiudere le sedi o la sede
in Italia, senza delocalizzare.
Tramite accordi contrattuali (accordi di produzione,
franchising, di licenza ecc.) è possibile estendere la propria influenza e la
propria attività economica in maniera ben poco invasiva.
- sviluppo di nuovi mercati
- accesso a risorse locali
- apprendimento
- favorire il coordinamento delle proprie attività internazionali
Se aggiungiamo il fatto che a livello sia statale, sia
regionale vi sono incentivi e finanziamenti (talvolta a fondo perduto) per
optare per l’internazionalizzazione, perché non focalizzarsi su questo pensando
al futuro della propria impresa e della propria persona?
Cenomani SRL
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